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Dove trovare foto di opere d’arte libere e gratuite

Willem Claesz. Heda, Natura morta con una coppa dorata, 1635 - Rijksmuseum

Willem Claesz. Heda, Natura morta con una coppa dorata, 1635 – Rijksmuseum – CC0

Il primo è stato il Rijksmuseum di Amsterdam. Con una mossa davvero rivoluzionaria, il maggior museo di arte e cultura olandese, nel 2012 ha reso disponibili online e in alta risoluzione centinaia di migliaia di immagini di opere della sua collezione.

E’ difficile dire quale sia stato l’ultimo, poiché sempre più spesso arrivano notizie di musei che mettono liberamente a disposizione degli utenti della rete le foto dei capolavori che custodiscono, soprattutto in Europa e negli Stati Uniti.

Per vastità e importanza della collezione “liberata” è d’obbligo segnalare lo Smithsonian Institution che a febbraio 2020 ha reso disponibili online le immagini di più di due milioni di oggetti e opere d’arte dei suoi diciannove musei.

Lo sviluppo e la diffusione di internet hanno spinto i musei d’arte a digitalizzare le proprie collezioni e rendere più significativa la propria presenza sulla rete. La conseguenza è stata la crescita, anche in questo settore, di un movimento d’opinione a favore dell’open access.

Il termine è nato per indicare la pubblicazione libera e senza restrizioni di materiali derivati dalla ricerca accademica ed è poi passato a designare la disponibilità online di contenuti, dati e software che possono essere liberamente riutilizzati e talvolta modificati dagli utenti.

Nel 2013 OpenGLAM, la rete di persone e istituzioni di tutto il mondo che lavorano per offrire liberamente al pubblico contenuti e dati provenienti da musei, archivi e biblioteche (l’acronimo GLAM significa proprio Galleries, Libraries, Archives and Museums ed è spesso reso in italiano con MAB), ha pubblicato questa definizione per aiutare le istituzioni culturali a individuare principi e pratiche per aprire la propria collezione:

Un contenuto, o dato, digitale è aperto quando chiunque è libero di usarlo, riutilizzarlo e ridistribuirlo – essendo soggetto, al massimo, alla richiesta di citare l’autore e/o di rendere l’opera derivata disponibile alle stesse condizioni dell’opera originale.

Al momento OpenGLAM sta raccogliendo contributi per scrivere una Dichiarazione sull’accesso aperto per i beni culturali che aggiorni la vecchia definizione, tenendo conto anche delle diversità culturali e delle questioni di etica e privacy.

E’ importante conoscere queste risorse per chiunque sia interessato a utilizzare immagini di arte per la propria attività editoriale o commerciale.

Le foto messe a disposizione dai musei sono, di solito, di altissima qualità: i colori sono corretti e la definizione è ottima. Nella maggior parte dei casi sono state realizzate di recente e direttamente in formato digitale, sono quindi molto migliori delle scansioni di vecchie foto su pellicola. Ma soprattutto, sapendo quali musei adottano politiche di open access si può evitare di acquistare – a volte a caro prezzo – le foto da agenzie fotografiche che continuano a vendere sui propri siti immagini che sono liberamente disponibili online.

La maggior parte dei musei ha scelto di utilizzare licenze Creative Commons e molti permettono il riuso delle proprie immagini anche a fini commerciali.

Ho preparato due tabelle, sempre aggiornate, con i link ai musei d’arte che hanno aperto le loro collezioni e il tipo di licenze che utilizzano.

Le licenze di Creative Commons principalmente utilizzate sono di tre tipi, mentre alcuni musei usano solo dei disclaimer come “Nessun copyright conosciuto” e “Pubblico dominio”.

CC0 e Public Domain mark sono le licenze che consentono il massimo riuso possibile del materiale, mentre l’utilizzo di contenuti contrassegnati come CC BY o CC BY SA è soggetto all’attribuzione dell’opera originale e alla condivisione dell’opera derivata alle stesse condizioni.

Qui ci sono i musei che permettono anche usi commerciali e qui quelli che consentono solo usi non commerciali.

Tra questi ultimi c’è anche l’unico museo statale italiano che ha reso liberamente disponibili online immagini ad alta risoluzione della propria collezione. Si tratta della Pinacoteca di Brera a Milano. Qui c’è la mia intervista al responsabile della comunicazione di Brera sulle motivazioni e le modalità della loro apertura.

Mentre il Museo Egizio di Torino, gestito da una fondazione mista pubblico/privato partecipata da enti e istituti bancari locali, ha recentemente modificato il suo sito per consentire agli utenti di scaricare immagine in alta risoluzione che sono a disposizione con licenza CC BY, riutilizzabili dunque anche a scopo commerciale.

Molti musei che adottano licenze libere hanno anche una pagina su Wikimedia Commons, o adoperano esclusivamente questa piattaforma per il download di immagini. 

Alcune istituzioni, tra cui il Birmingham Museums Trust, Europeana, la New York Public Library, collaborano anche con Unsplash, uno dei maggiori siti di foto ad alta risoluzione gratuite, pubblicando selezioni di immagini delle proprie collezioni in pubblico dominio. Eccezionale esempio di come si possa adempiere alla missione di portare arte e cultura a un pubblico più vasto possibile.

Marina Cotugno     CC BY-NC-SA 3.0 IT

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